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STORIA DELL’ARCICONFRATERNITA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
a cura della prof.ssa Silvana Porcelli

La nascita della Confraternita dell’Immacolata Concezione di Ostuni, nel XVI secolo, si inserisce in quel bisogno religioso che fece seguito al Concilio di Trento.
In quegli anni,la comunità dei fedeli ostunesi,capeggiata da personaggi di spicco, si stringeva intorno al culto dell’Immacolata e,quando nel 1578, i frati del convento di San Francesco cedettero la cappella di sant’Eligio con la facoltà di costruire una sepoltura e una cappella “Sub Invocatione Immaculatae Conceptionis Beate Matris Dei Marie Virginis” proprio a due di questi personaggi in vista,Alessandro Romano e Antonio Argenterio, tale cappella diventerà il fulcro della vita religiosa legata alla devozione dell’Immacolata.
Non possiamo ancora parlare di “Confraternita”,ma solo di un gruppo di persone animate da spirito religioso e caritatevole. 

Ma, negli anni successivi, si sviluppa sempre di più il senso di appartenenza a un sodalizio e al tempo stesso si fa strada la pratica dell’aggregazione ad una confraternita romana,che il papa Gregorio XIII aveva elevato al rango di Arciconfraternita .Infatti in occasione di pellegrinaggi giubilari ,i pellegrini, appartenenti alle varie confraternite, si incontravano a Roma con la Confraternita Madre.
In un atto del 6 luglio 1578, stilato in Ostuni dal notaio Antonio Melleo alla presenza di tutti i confratelli e le consorelle,viene ratificata la convenzione della Confraternita dell’Immacolata Concezione di Ostuni con l’Arciconfraternita romana che in tal modo viene a godere di determinati privilegi, ma soprattutto del diritto di fregiarsi del titolo di Arciconfraternita.
Negli ultimo anni del XVI secolo,numerosi documenti relativi a terreni, abitazioni,botteghe,prestiti a interesse,affitti,testamenti e dotazioni per messe in suffragio attestano la solida condizione economica dell’Arciconfraternita.
Ma se la paura della morte e la sicurezza di una degna sepoltura e di messe in suffragio spingeva i ceti abbienti a donare o a lasciare in eredità all’Arciconfraternita beni materiali,la stessa aveva come primo obiettivo aiutare i poveri e i diseredati.
Del resto la realtà sociale ostunese alla fine del 1500 attraversa una fase di ristagno che colpisce le fasce più deboli della popolazione:bambini, anziani e vedove. Proprio per questi soggetti interviene la Confraternita e molta è la documentazione in proposito.

Agli inizi del XVII secolo,mentre la chiesa si è arricchita di opere d’arte donate dai nobili,la Confraternita sotto la guida del priore Dominicus Molendinus mantiene la sua vivacità economica dovuta anche alla presenza in essai confratelli dotati di un buon livello culturale..

Infatti troviamo nel 1612 due notai alla sua guida: il priore Giovanni Salvatore Farina e il vicario Francesco Antonio Specula.Ambedue sono impegnati in un operazione finanziaria legata a un lascito di Antonio Argenterio consistente in un lascito di 500 ducati.

La questione si trascina per diversi anni,ma testimonia ancora una volta l’abilità imprenditoriale della Confraternita volta a difendere ciò che è suo e che deve servire al bene di tutti E’ questo un periodo buio per Ostuni:il clero è succube e ignorante,gli uomini di legge sono legati alla corona napoletana e solo i confratelli possono soccorrere la gente.

Da tutto ciò si può capire che l’importanza della Confraternita continua a crescere e ne è testimonianza la convenzione sancita tra i confratelli dell’Immacolata e i Padri del convento il 5 febbraio 1615 con cui i confratelli si impegnano a contribuire alla ristrutturazione della chiesa sia per non dover rinunziare alla devozione del culto mariano, ma anche per trovare una nuova sistemazione al luogo delle loro riunioni che nell’attuale posizione disturbava spesso le sacre funzioni.

I lavori di ristrutturazione della chiesa sono paralleli all’evolversi del ruolo dell’Arciconfraternita che per tutta la seconda metà del XVII acquista numerosi e nuovi censi i cui nomi ci fanno capire come l’associazione si fosse sempre più estesa sul territorio.

Il contesto sociale in questo periodo è in movimento:il commercio adriatico è più fiorente e la circolazione di manufatti provenienti dalle botteghe di artefici napoletani e veneti insieme allo spostamento della sacrestia dei confratelli ne sono le testimonianze più evidenti.

Ma la rivolta del Mezzogiorno del 1646 e una serie di carestie ed epidemie spezzano l’equilibrio raggiunto con un calo della popolazione che si riflette anche nel ruolo dell’Arciconfraternita.

Agli inizi del XVIII la popolazione ostunese è sensibilmente diminuita e vive miseramente.

Nel 1718 il priore dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione, Nicola Maria Antelmi si mette alla guida di un sodalizio vivace impegnato sul fronte della carità come testimoniano gli atti registrati dal notaio Donato Antonio Paladino riguardanti censi,benefici,alienazioni, affrancazioni, affitti.

Ma anche messe di suffragio per confratelli defunti vengono celebrate sull’altare dell’Immacolata Concezione nell’Oratorio della Confraternita perché è un dovere di ogni confratello l’ “Officiatura” delle messe per i defunti e la recita del Rosario e il tutto è organizzato e contabilizzato come attestano i numerosi atti dell’epoca.

La fase recessiva dura fin al 1740 e la Confraternita presta denaro ad un modesto interesse, vende o compra masserie,case,botteghe aiutando così le categorie produttive ad intraprendere o a espandere le varie attività.

Gli anni tra il 1748 e il 1755 sono i più importanti per l’Arciconfraternita che diviene la protagonista di tutta la documentazione notarile:il culto dell’Immacolata è radicato nel cuore degli Ostunesi e si susseguono donazioni sempre più ricche per l’altare della Immacolata a cui si aggiungono ex-voto delle donne di alto lignaggio.

Contestuali alle donazioni sono le richieste di essere accettati nel pio sodalizio e un esempio è quello di Andrea Legrottaglie (primo gennaio 1751) che per essere accettato tra i confratelli dona un annuo censo enfiteutico perpetuo di carlini sette e grana nove e mezza in modo che alla morte potesse essere sepolto con gli altri confratelli a spese della Confraternita e fossero celebrate messe cantate all’altare della Vergine.
Nel 1754 la Confraternita chiede l’assenso al proprio Statuto in base al Concordato del 1741 e nel 1755 decide di unirsi alla Confraternita del Carmine per godere scambievolmente delle indulgenze.

In questa Convenzione redatta il 25 giugno 1755 si sottolinea che i due maggiori sodalizi della città si vogliono mettere insieme per un maggiore sostegno comunitario dato che il culto per la Vergine le accomuna così nelle processioni i baldacchini devono essere portati da quattro confratelli ,due per sodalizio e gli infermieri devono prestare la loro opera in ambedue i gruppi.

Inoltre in seguito al predetto Concordato si introduce la divisione tra le opere pie non soggette alla giurisdizione ecclesiastica e associazioni di culto e viene istituito un tribunale misto cui è affidato il controllo dell’amministrazione delle istituzioni pie laicali e delle opere miste di culto e beneficenza.

La prima in Ostuni a regolarizzare la sua posizione è la Confraternita dell’Immacolata Concezione con un atto del 25 dicembre 1754 rogato da Tommaso Baldari,cancelliere della Confraternita.In tale documento viene fissato definitivamente lo Statuto della Confraternita in 20 capitoli.
La sua lettura ci fa conoscere la vita della Confraternita dall’elezione dell’Amministrazione ai doveri dei confratelli e delle consorelle,dall’ingresso del novizio, alla sepoltura del fratello defunto situata nel Sepolcreto che è ubicato nel coro della chiesa.Inoltre tra i Padri francescani viene scelto un Padre spirituale che ha compiti solo nella sfera spirituale e che quindi non potrà interferire negli affari o negli interessi della Congregazione.Infine le messe per le esequie dei confratelli devono essere celebrate gratis dai Padri del Convento.
Le cariche sono composte da un Priore,due Assistenti,un Cancelliere,un Cassiere o Tesoriere della Cappella,obbligatoriamente benestante,un Conservatore del Monte dei Fratelli e delle Sorelle,sempre benestante, un Maestro dei Novizi, due maestri di cerimonie,infermieri,sacrestani,due Crociferari,due Ceroferari, due Stendardieri e Gonfalonieri,due Torcieri,due Razionali,un Portinaro.

Le elezioni devono tenersi annualmente il 25 dicembre a scrutinio segreto.

Fondamentale per la vita del sodalizio è il “ Libro delle Conclusioni” che veniva compilato da un segretario e doveva tener conto di tutti gli introiti ed esiti sotto la vigilanza della “Banca” costituita dal Priore e dagli Assistenti che gestiva i depositi.

L’iscrizione alla Confraternita costa due grana e mezzo al mese (mesata) e tali somme vengono aggiunte alla cassetta fissa che contiene le elemosine,il denaro raccolto durante le processioni e quello della accompagnatura dei morti.

Sono doveri del confratello l’esercizio dell’umiltà,l’elemosina mensile e l’assistenza domiciliare agli ammalati attraverso gli infermieri.

Al momento del trapasso il confratello è assistito dagli infermieri fino alla fine.Poi lavato e vestito del camiso e colla divisa, il cadavere viene posto su una barella con la corona di spine in testa e il Crocifisso in petto.

Il cataletto viene posto di fronte alla casa dove vanno per le esequie, il Priore,gli Assistenti e tutti i Fratelli che lo portano a spalle fino in chiesa recitando il “De profundis”, altri salmi e il Rosario.Dopo la funzione religiosa avviene la sepoltura nel luogo dove riposano tutti gli altri confratelli.

Il ruolo di infermiere è importante, per cui chi vi rinuncia, retrocede da fratello a novizio.

L’ultimo capitolo delle Regole riguarda le consorelle e il loro ruolo nel sodalizio: possono partecipare a devozioni e riti,ma non accedere alle cariche dell’Arciconfraternita che spettano solo agli uomini.

Durante tutto il XVII secolo la chiesa di San Francesco si arricchisce di opere pregevoli costruite a spese della Arciconfraternita e ne è un esempio l’altare marmoreo dell’Immacolata Concezione,consacrato nel 1793 sotto il priorato di Andrea Zaccaria.

Ma agli inizi dell’Ottocento ci sono dei profondi cambiamenti nell’Italia meridionale dei quali risente anche la città di Ostuni.

Gioacchino Murat si insedia nel Regno di Napoli e con un Decreto del 7 agosto 1809 sopprime alcuni ordini religiosi .Tale decreto colpisce l’ordine dei frati Conventuali di Ostuni che sono costretti a lasciare il Convento.

In quegli anni è la Confraternita che raccoglie l’eredità del culto difendendo le tradizioni e lo Statuto e soprattutto la chiesa di San Francesco alla quale è sempre più indissolubilmente legata e nonostante che potesse mantenere, secondo la legge vigente,solo le attività di culto e suffragio,continua a conservare una notevole vitalità economica.

Intanto un editto di Ferdinando I del 1817 aveva stabilito che ogni Comune avesse un Camposanto,ma per le molte reticenze e il problema non si risolve fino al 1850 quando è inaugurato il Cimitero pubblico in contrada San Lorenzo e chiuso ermeticamente il Sepolcreto nella chiesa di San Francesco.

La Confraternita intanto è coinvolta nelle vicende connesse all’uso dell’ex-convento francescano.Il 30 settembre 1864 viene stabilita una permuta tra il comune di Ostuni e la Congrega dell’Immacolata guidata dal Priore Nicola Narracci riguardante un tratto di suolo comunale con la cappella d’uso di oratorio in modo da poterla aggregare alla piazza coperta in costruzione.Questo contratto non ha seguito,perché l’Oratorio rimane di proprietà della Confraternita e solo successivamente viene permutato con il titolo di proprietà piena dell’intera Chiesa,ma è importante perchè testimonia come il sodalizio stia riorganizzando le proprie competenze,i propri spazi e accessi per l’esercizio del culto.

Dopo l’Unità l’Arciconfraternita conta 2000 iscritti tra confratelli e consorelle ed è costretta a ingenti spese per allargare il Sepolcreto,costruire un Oratorio dove riunirsi e provvedere ai lavori di restauro della chiesa.(vedi Libro delle Conclusioni fatto sotto il Priorato di Alessandro Porcelli nel 1869)

Nel 1877 il priore Francesco Cavallo propone di vendere i donativi di oro e di argento per far fronte alle spese.Ma le molte opere di ristrutturazione e di abbellimento della chiesa portano nella comunità un forte disagio economico che solo accedendo ai mutui bancari si riesce a superare.
Inoltre un Decreto Prefettizio del 1892 ordina la chiusura dei vani di accesso alle tombe per ragioni di salute pubblica, per cui si rende necessaria la costruzione di loculi a sepoltura singola.La spesa è enorme: sono richiesti contributi straordinari che vengono legati ai festeggiamenti per l’Immacolata.
Sono questi anni onerosi per la comunità impegnata continuamente ad allargare il suo Sepolcreto fino al 1920.

Non abbiamo verbali degli anni che anno dal 1897 al 1920,il che conferma la grave crisi che attraversò l’Istituzione,guidata probabilmente da personalità che non si sono preoccupate di trasmettere ai posteri le loro decisioni.

Intanto agli inizi del XX secolo gli iscritti all’Arciconfraternita sono diminuiti .Nel 1903 viene redatto un inventario dei beni del sodalizio da cui si evince che il suo vasto patrimonio è sostanzialmente diminuito.

Restano ancora la masseria “Concezione” e il grande oliveto “Pezza Ardente”, i cui fitti servono per dare ossigeno alle casse del sodalizio.

Nel 1910 per volontà del re Vittorio Emanuele III viene regolamentato e pubblicato lo statuto della Confraternita, firmato dal commissario prefettizio Antonio Bancarella,dal confratello anziano Angelo Palma e dal segretario Adolfo Danese.Dal novo Statuto si evince l’importanza dell’aspetto spirituale e devozionale del sodalizio,ma anche il forte controllo dello Stato sull’amministrazione e sui bilanci.

Ma se alla fine del primo ventennio del secolo c’era stata una certa indifferenza religiosa che aveva fatto calare sensibilmente il numero degli iscritti all’Arciconfraternita,dopo il Concordato del 1929 ,la comunità dell’Immacolata Concezione,intensifica tutte le azioni di stimolo per esaltare la partecipazione e promuovere le nuove adesioni.

Una delle più combattive figure di questo periodo è il priore Domenico Anglani,strenuo difensore della integrità della chiesa.

I l 13 giugno 1935 viene inaugurata sul monte Sarago,a poca distanza da Ostuni, la Croce Luminosa, realizzata grazie all’azione promotrice del Canonico Monsignor Giuseppe Palma, rettore della chiesa di San Francesco e padre spirituale dell’Arciconfraternita, eretta su progetto del geometra Vittorio Santorsola,in ricordo dell’Anno Santo della Redenzione e dei Caduti ostunesi della Grande Guerra.Il possesso e la manutenzione della Croce viene affidato all’Arciconfraternita come testimonia il verbale della riunione del 20 dicembre 1936.

Intanto in seguito alla riorganizzazione dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato che fa seguito al Concordato si stabilisce che le confraternite a scopo di culto dipendano sia per il funzionamento che per l’amministrazione dalla Chiesa, i locali a destra del presbiterio vengono concessi dal Comune ad uso di Rettoria a parziale risarcimento dei beni incamerati dell’ex- Convento.

Nel 1942 viene approvato dal Monsignor Ferdinando Bernardi, Arcivescovo di Taranto e Amministratore Apostolico di Ostuni il nuovo Statuto dell’Arciconfraternita nei cui scopi, oltre alla promozione di una via cristiana,la devozione alla Vergine e il culto della chiesa, compare un’indicazione relativa all’Azione Cattolica.Viene fissata la divisa,composta di un camice con cingolo,scapolare,mozzetta con medaglione della Madonna per gli uomini e solo lo scapolare per le donne che , pur essendo superiori per numero ai confratelli, non hanno ancora il diritto di votare.

Negli anni del secondo conflitto mondiale si assiste a un nuovo calo degli iscritti,ma nel primo dopoguerra l’Arciconfraternita che è un punto di riferimento per i devoti si fa promotrice dei molti lavori necessari per lo stato di deterioramento della chiesa .
Nella seconda metà degli anni cinquanta ricominciano le adesioni e ne sono testimoni le varie processioni e la festa del 25 luglio in onore della Vergine Immacolata.

Nel 1957 l’amministrazione uscente,retta da Monsignor Giovanni Livrani annuncia il completamento della dipintura della chiesa e l’ampliamento del Sepolcreto.

Negli anni sessanta,anni della trasformazione dell’Italia da paese agricolo a paese industrializzato, le vicende del pio sodalizio dell’Immacolata rispecchiano il cambiamento del costume facendo prevalere gli aspetti pragmatici della vita,ma non vengono trascurati i valori fondamentali che hanno sempre animato l’Arciconfraternita, vale a dire la devozione alla Vergine, la pratica di vita cristiana, la sepoltura e quest’ultimo aspetto assorbirà gran parte delle energie economiche fino agli anni ottanta.

Il 19 dicembre 1965 diventa priore Mario Crescenzio che affronta subito il problema dell’ampliamento del Gentilizio . Il suo priorato durerà fino al 1974 e, nonostante una diminuzione degli iscritti,alla metà degli anni settanta,il numero dei confratelli è di circa un migliaio.Sono anni caratterizzati dalla difficile convivenza nella stessa chiesa della Parrocchia e dell’Arciconfraternita,tanto che nel 1974 la Curia nomina il sacerdote Cosimo Legrottaglie commissario straordinario,carica che il predetto sacerdote manterrà fino al 1979 quando verrà eletto priore Armando Saponaro.A lui succederanno Cosimo Epifani ( 29.3.81-18.5.81) e Angelo Pignatelli ( 12.6.81-30.1.82).

Nel 1982 si insedia la nuova Amministrazione guidata da Tommaso Livrano che inizia una serie di interventi di globale ristrutturazione della chiesa di San Francesco: il 4 ottobre 1985,in occasione della festa di San Francesco,l’Arciconfraternita inaugura la porta di bronzo dello scultore Egidio Giaroli ;l’anno successivo affida alla ditta Pasquale Buongiorno la riparazione della Croce Luminosa.

Tra il 1985 e il 1989 l’Arciconfraternita fa restaurare tutta la Chiesa dal prof. Mario Colonna e la adorna di una nuova “Via Crucis” in legno,opera dello scultore di Ortisei Ferdinand Stufflesser e cura un opuscolo,edito nel dicembre del 1988,in cui ogni quadro della Passione è commentato da versi e preghiere di Don Francesco Sozzi,rettore dal 1997.

Dal 13 ottobre 1989 l’Arciconfraternita è iscritta al n.143 del Registro delle Persone Giuridiche.

In occasione del Giubileo del 2000,l’Arciconfraternita ha fatto realizzare da Gioacchino Caraveddu un francobollo commemorativo che riproduce la Croce del monte Sarago con l’iscrizione: “ Fulget Crucis Mysterium Iubileum 2000 – Ostuni.

Il 3 giugno 2001 vengono indette nuove elezioni e il più suffragato è il sign.Stefano Epifani che però rinunzia alla carica di priore in favore del sig.Giuseppe Semerano,secondo classificato.

Il 5 giugno 2001,l’Arcivescovo Monsignor Rocco Talucci ratifica la nomina del Consiglio di Amministrazione dell’Arciconfraternita dell’Immacolata.

Nella riunione del 9 giugno 2001vengono fatte le consegne dal priore uscente Tommaso Librano al neoeletto priore Giuseppe Sembrano e vengono nominati il segretario,il tesoriere e il primo e il secondo assistente.
La nuova amministrazione si subito interessata della gestione delle sepolture,ha istituito un gruppo di archiviazione di tutta la documentazione in suo possesso e ha fatto la richiesta del ripristino della processione della mmacolata. Inoltre ha stabilito di accettare persone anziane e povere,di tenere aperta la Chiesa nel periodo estivo sino a tarda ora,di provvedere alle riparazioni necessarie alla Croce Luminosa e ristrutturazioni alla Chiesa stessa.

Infine l’Arciconfraternita ha organizzato e si appresta a organizzare vari pellegrinaggi.

Attualmente sono iscritti all’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione: 310 uomini e 520 donne.


Pagina creata il 20/09/2007



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